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.""E' molto onore per me" disse Montecristo, "essere messo inrapporto, fin dal primo giorno in cui sono a Parigi, con un uomoil cui merito è eguale alla reputazione, e per il quale lafortuna, giusta questa volta, non ha commesso errore.Ma non ha,la sorte, nelle pianure di Mitidjia o nelle montagne dell'Atlanteun bastone da Maresciallo da offrirvi?""Oh!" replicò Morcerf arrossendo un poco, "io ho lasciato ilservizio, signore.Nominato Pari sotto la restaurazione, ero nellaprima campagna, e servivo agli ordini del maresciallo Bourmont.Potevo dunque pretendere un comando superiore? E chi sa ciò chesarebbe accaduto, se la dinastia primogenita rimaneva sul trono?Ma la rivoluzione di luglio, a quanto sembra, era abbastanzagloriosa per potersi permettere d'essere ingrata, e lo fu pertutti i servigi che non portavano la data del periodo imperiale.Chiesi dunque la dimissione, perché quando uno ha guadagnato comeme le spalline sul campo di battaglia, non sa ugualmente manovraresul terreno sdrucciolevole delle sale.Ho lasciata la spada, e misono ingolfato nella politica; mi dedico all'industria e studio learti utili.Nei vent'anni che sono rimasto in servizio ne avevo il351desiderio, ma non ne avevo avuto il tempo.""Sono queste idee che dimostrano la superiorità della vostranazione sugli altri paesi, signore" rispose Montecristo."Gentiluomo, uscito da una gran famiglia, possedendo una bellafortuna avete sulle prime voluto acquistarvi i primi gradi comeoscuro soldato, la qual cosa è molto rara; quindi divenutogenerale, Pari di Francia, commendatore della Legion d'Onore,acconsentite ad incominciare un secondo noviziato, senz'altraricompensa che quella d'essere un giorno utile ai vostri simili.Ah! signore, ecco quello che può veramente dirsi bello; dirò anchepiù, sublime."Alberto guardava ed ascoltava Montecristo con meraviglia: non eraavvezzo a vederlo alzarsi a simili entusiasmi."Ahimè" continuò lo straniero, senza dubbio per far sparirel'impercettibile nube che era passata sulla fronte di Morcerf,"noi non facciamo così; cresciamo secondo la nostra razza e lanostra specie, e conserviamo la stessa corteccia, la stessadimensione, e dirò ancora la stessa inutilità per tutta la nostravita.""Ma, signore, per un uomo del vostro merito, l'Italia non puòessere sua patria, e la Francia vi apre le braccia; corrispondetealla sua chiamata, la Francia forse non sarà ingrata con tutti;essa è accostumata ad accogliere generosamente gli stranieri.""Eh, padre mio, si vede bene che non conoscete il conte diMontecristo.Le sue soddisfazioni sono al di fuori di questomondo, egli non aspira agli onori, e ne prende soltanto quanti nepossono stare sul suo passaporto.""Ecco l'espressione più giusta che abbia mai intesa sul conto mio"rispose lo straniero."Il signore è stato padrone del suo avvenire, ecco perché hascelto un sentiero di fiori" disse sospirando de Morcerf."Precisamente, signore" replicò Montecristo con uno di queisorrisi che un pittore non potrà mai riprodurre, e che unfisiologo sarebbe disperato ad analizzare."Se non avessi avuto timore di stancare il signor conte" disse ilgenerale evidentemente lusingato dalle parole di Montecristo, "loavrei condotto alla Camera; oggi vi è una seduta curiosa per chinon conosce i nostri moderni senatori.""Vi sarei molto riconoscente se vorreste rinnovarmi questa offertaun'altra volta; ma oggi sono stato lusingato dalla speranza diesser presentato alla signora contessa, ed aspetterò.""Ah! ecco appunto mia madre" esclamò Alberto.Difatti Montecristo volgendosi velocemente vide la signora deMorcerf sul limitare della porta opposta a quella per cui eraentrato il marito immobile e pallida; appena Montecristo si volsedalla sua parte, lasciò cadere il braccio che, non si sa perché,s'era appoggiato alla maniglia dorata; stava là, da qualchesecondo, ed aveva intese le ultime parole pronunciate dalviaggiatore oltremontano.Questi si alzò e salutò profondamente la contessa, che s'inchinòanch'essa, muta e cerimoniosa."Eh, mio Dio, signora che avete?" domandò il conte."Sarebbe forseil calore di questo salotto che vi fa male?""State poco bene, madre mia?" gridò il visconte lanciandosi352incontro a Mercedes.Lei li ringraziò entrambi con un sorriso."No" disse, "ma ho provato una certa emozione nel vedere per laprima volta colui senza il cui aiuto ora saremmo immersi nellelacrime e nel lutto.Signore" continuò la contessa, avanzandosicolla maestà di una regina, "vi debbo la vita di mio figlio, e perquesto vi benedico.Ora vi sono grata del piacere che mi procurateoffrendomi l'occasione di ringraziarvi con tutto il cuore."Il conte s'inchinò, ma più profondamente della prima volta, eraancora più pallido di Mercedes."Signora" disse, "il signor conte e voi mi ringraziate troppo perun azione semplicissima.Salvare un uomo, risparmiare un tormentoal padre, risparmiare la sensibilità di una donna, ciò non sichiama fare un'opera buona, ma fare un atto di umanità."A queste parole pronunciate con dolcezza, e con squisitagentilezza, la signora de Morcerf rispose con accento profondo:"E' una fortuna per mio figlio l'avervi per amico, e ringrazio Dioche ha in tal modo disposte le cose."E Mercedes alzò gli occhi al cielo con una gratitudine cosìinfinita, che al conte parve di vedere tremolare due lacrime.Il signor de Morcerf si avvicinò a lei:"Signora, ho già fatto le mie scuse al signor conte per essereobbligato a lasciarlo: vi prego di rinnovarle.La seduta si èaperta alle due, ora sono le tre, ed io sono obbligato a parlare.""Andate, signore; cercherò di far dimenticare la vostra assenza alnostro ospite" disse la contessa collo stesso accento disensibilità."Il signor conte" proseguì la contessa volgendosi aMontecristo, "vorrà farci la grazia di passare il resto del giornocon noi?""Grazie, signora, sono, credetelo, riconoscente nel modo piùprofondo alla vostra offerta; ma questa mattina sono sceso dallacarrozza da viaggio alla vostra porta.Non so come sia installatoa Parigi; e il dove mi è appena noto
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